CIRO SPINAPOLICE
Biografia
Ciro Spinapolice vive e lavora a Torino.
Dopo un periodo figurativo moderno (1986-1998) il suo lavoro si dirige verso una ricerca informale che diventa presto astratta.
Studia e si dedica a vari percorsi artistici (grafica, musica, fotografia), frequenta per tre anni la scuola di pittura di Sergio Manfredi e successivamente i corsi di figura e disegno condotti dal Maestro Pippo Ciarlo. Intanto frequenta l'Università Popolare, dove segue per due anni il corso di Storia dell'Arte del prof. Gian Giorgio Massara.
Dopo un periodo di ricerca e sperimentazioni artistiche, si iscrive alla scuola Ebdo dove perfeziona le varie tecniche della ceramica e della scultura.
Ha esposto in numerose mostre collettive e personali dal 1987 ad oggi. Ha partecipato inoltre a diversi concorsi ottenendo premi e riconoscimenti.
E stato promotore di iniziative artistiche, fra le quali:
Dopo un periodo figurativo moderno (1986-1998) il suo lavoro si dirige verso una ricerca informale che diventa presto astratta.
Studia e si dedica a vari percorsi artistici (grafica, musica, fotografia), frequenta per tre anni la scuola di pittura di Sergio Manfredi e successivamente i corsi di figura e disegno condotti dal Maestro Pippo Ciarlo. Intanto frequenta l'Università Popolare, dove segue per due anni il corso di Storia dell'Arte del prof. Gian Giorgio Massara.
Dopo un periodo di ricerca e sperimentazioni artistiche, si iscrive alla scuola Ebdo dove perfeziona le varie tecniche della ceramica e della scultura.
Ha esposto in numerose mostre collettive e personali dal 1987 ad oggi. Ha partecipato inoltre a diversi concorsi ottenendo premi e riconoscimenti.
E stato promotore di iniziative artistiche, fra le quali:
1999 Pittori al Castello (Moncucco Torinese AT)
2010 Mostra "Piemonte in Egitto", Damanhour, Kalubia (Egitto)
2011 Mostra di Pittura al palazzo Oddo (Albenga SV).
2010 Mostra "Piemonte in Egitto", Damanhour, Kalubia (Egitto)
2011 Mostra di Pittura al palazzo Oddo (Albenga SV).
Ha partecipato alla Biennale di Venezia - Padiglione Italia che si è svolta a Torino nei mesi di dicembre 2011 e gennaio 2012. Nel mese di Maggio 2015 è stato invitato al Primo Incuentro di Muralismo Internazionale Universidad di Actapan Hidalgo (Mexico) e al Segundo Incuentro Internazional Colonia Morelos Hidalgo (Mexico).
La saletta d'Arte Lo Scarabocchio è la sua scommessa come promoter dell'arte dopo quasi 40 anni di attività e di esperienza con artisti, pittori e galleristi.
Cenni critici
Di lui hanno scritto diversi critici (Ferruccio Capra Quarelli, Nello Fusaro, Alviero Bertocci, Aldo Spinardi, Katia Girini, Antonio Lo Campo, Paola Sifletto, Stefania Mondino), con recensioni apparse su giornali e qualificati libri d'arte (Comed Milano 1993 n. 20, Annuario l'Elite 1998, Mensile Italia Arte 2007, Guida all'investimento artistico Artitalia 2009).
Di lui hanno scritto diversi critici (Ferruccio Capra Quarelli, Nello Fusaro, Alviero Bertocci, Aldo Spinardi, Katia Girini, Antonio Lo Campo, Paola Sifletto, Stefania Mondino), con recensioni apparse su giornali e qualificati libri d'arte (Comed Milano 1993 n. 20, Annuario l'Elite 1998, Mensile Italia Arte 2007, Guida all'investimento artistico Artitalia 2009).
Svincolandosi dalla rappresentazione delle cose reali, Ciro Spinapolice sigla con il leit motiv del rosso la sua ricerca. Conduce alla coscienza l’inconscio, nei cui territori si addentra il ricordo e la fantasia che, privo di forma pre-esistente, diventa reale attraverso la pittura ispessita dalla materia. La sostanza diviene co-protagonista insieme al colore alternando cerchi a tracce, tracce che mostrano come essa non ha la funzione di completare la pittura, ma di complementarla brutalmente. E’ pittura concretizzata da materia, al punto di evolversi in scultura la ricerca attuata da Spinapolice, una pittura scultorea benvenuta in un mondo troppo pieno di affanni e timori, che incita alla passione e agli istinti"
(Anna Soricaro)
La ricerca artistica di Ciro Spinapolice nasce da sogni, visioni, racconti, è una ricerca psicologica del profondo. La sua arte si fa via via sempre più sostanza, sempre più essenza. I suoi quadri materici fondono la pittura e la scultura come a ricordare che ogni cosa è una mescolanza di aspetti multiformi. Ogni cosa è energia che si evidenzia in una materia, in una sostanza, per rivelarsi. I colori e i materiali utilizzati da Spinapolice portano a galla figure che solo un attento osservatore può scorgere, nascoste tra le pennellate: improvvise rivelazioni che emergono dall’inconscio e che rimandano alla capacità dell’essere umano di intravedere la forma nell’informe. E' la pareidolia, ossia l'illusione subcosciente che tende a ricondurre forme casuali a configurazioni note, oggetti o profili.
Così, nei dipinti di Ciro Spinapolice, strutture ordinate e fattezze familiari si levano dalla tela, si appalesano, chiare e nitide, allo sguardo di chi si permette di vederle.
L’Ombra, come sosteneva lo psicanalista Carl Gustav Jung, simboleggia “l’altro lato nostro”, “il fratello oscuro” che è inseparabile da noi e fa parte della nostra totalità; l’Ombra è quindi parte integrante, e spesso da integrare, della personalità. Essa va guardata, riconosciuta, assimilata: quando luce e ombra si uniscono e sono integrate, la persona diviene davvero un individuo, ossia colui che non può essere diviso. Ciò rimanda al concetto di Natura Sacra o Sanità Splendente di alcune tradizioni buddhiste: è lo stato originario di chiarezza e spaziosità psichiche naturalmente presente in tutti gli esseri umani, il nucleo profondo di sé, oscurato e celato sotto molteplici sovrastrutture culturali, educative, esperienziali, che va ripulito per lasciarlo brillare. L'artista rende manifeste tutte queste sembianze dell’individuo, connettendosi al proprio inconscio, alla propria natura sacra, alla propria ombra.
E’ stimolante inoltrarsi in questa complessa ricerca e le sue visioni pittoriche aprono un varco, squarciano l’illusione, fanno accedere all’inconscio; esse fioriscono nell’emisfero destro del cervello, quello che presiede all’intuizione, alla creatività, alla metafora, al sogno.
Nella pittura di Spinapolice si percepisce proprio questa connessione alla parte più intima di sé: egli non decide che cosa rappresentare, spontaneamente accede alla sua vera essenza, dove è di casa la Verità e lo fa in maniera fluida, guidato da una forza invisibile e potente, le cui immagini ricadono sulla tela con naturalezza. Le sue opere lasciano cadere le categorie, le etichette, che tentano di costringere la realtà in qualcosa di definito, con caratteristiche specifiche e immutabili, per trasformare il tutto in qualcosa di vivo e in continuo movimento.
Guardando questi dipinti ci si sente attratti da qualcosa di misterioso. E’ come tuffarsi dentro il colore, dentro la materia, addentrarsi in una sostanza viva e vibrante. Si sprofonda nel blu come ci si immergerebbe negli abissi del mare. Si penetra nel rosso e ci si scioglie nel sangue delle vene. Rosso prevalente, rosso scuro, rosso sangue rappreso. Colate di rosso antico. Guerre nei secoli, l’antica lotta tra il bene e il male, tra il Lato Chiaro e il Lato Oscuro della Forza. Guerra tra la luce e l’ombra, tra gli opposti che non possono fare a meno l’uno dell’altro"
Così, nei dipinti di Ciro Spinapolice, strutture ordinate e fattezze familiari si levano dalla tela, si appalesano, chiare e nitide, allo sguardo di chi si permette di vederle.
L’Ombra, come sosteneva lo psicanalista Carl Gustav Jung, simboleggia “l’altro lato nostro”, “il fratello oscuro” che è inseparabile da noi e fa parte della nostra totalità; l’Ombra è quindi parte integrante, e spesso da integrare, della personalità. Essa va guardata, riconosciuta, assimilata: quando luce e ombra si uniscono e sono integrate, la persona diviene davvero un individuo, ossia colui che non può essere diviso. Ciò rimanda al concetto di Natura Sacra o Sanità Splendente di alcune tradizioni buddhiste: è lo stato originario di chiarezza e spaziosità psichiche naturalmente presente in tutti gli esseri umani, il nucleo profondo di sé, oscurato e celato sotto molteplici sovrastrutture culturali, educative, esperienziali, che va ripulito per lasciarlo brillare. L'artista rende manifeste tutte queste sembianze dell’individuo, connettendosi al proprio inconscio, alla propria natura sacra, alla propria ombra.
E’ stimolante inoltrarsi in questa complessa ricerca e le sue visioni pittoriche aprono un varco, squarciano l’illusione, fanno accedere all’inconscio; esse fioriscono nell’emisfero destro del cervello, quello che presiede all’intuizione, alla creatività, alla metafora, al sogno.
Nella pittura di Spinapolice si percepisce proprio questa connessione alla parte più intima di sé: egli non decide che cosa rappresentare, spontaneamente accede alla sua vera essenza, dove è di casa la Verità e lo fa in maniera fluida, guidato da una forza invisibile e potente, le cui immagini ricadono sulla tela con naturalezza. Le sue opere lasciano cadere le categorie, le etichette, che tentano di costringere la realtà in qualcosa di definito, con caratteristiche specifiche e immutabili, per trasformare il tutto in qualcosa di vivo e in continuo movimento.
Guardando questi dipinti ci si sente attratti da qualcosa di misterioso. E’ come tuffarsi dentro il colore, dentro la materia, addentrarsi in una sostanza viva e vibrante. Si sprofonda nel blu come ci si immergerebbe negli abissi del mare. Si penetra nel rosso e ci si scioglie nel sangue delle vene. Rosso prevalente, rosso scuro, rosso sangue rappreso. Colate di rosso antico. Guerre nei secoli, l’antica lotta tra il bene e il male, tra il Lato Chiaro e il Lato Oscuro della Forza. Guerra tra la luce e l’ombra, tra gli opposti che non possono fare a meno l’uno dell’altro"
(Stefania Mondino)
La magia qui è di casa, perché di casa sono i magici effetti creati da una fervida fantasia, unita a un’innata capacità di utilizzo del colore e al sapiente utilizzo di olio, acrilici, con interventi sui pluri-materici sui suoi supporti. Affascinante un commento che tempo fa ha lasciato su se stesso: “Un percorso che nasce da immagini senza tempo nella più remota oscurità dell’anima”.
Le spatolature, i colori grondanti e rappresi sulla tela, sparsi in pesanti e dense gocce, le lunghe striature che la attraversano, il tratto percettibilmente veloce, nervoso, la poca attenzione al particolarismo, trasformano ogni suo dipinto in un palcoscenico fantastico, giocato su luci e ombre, fugaci apparizioni, ectoplasmi nascosti fra le pieghe del colore. Dove, nella sua visione del mondo è la realtà e dove l’onirico? Guardando alcune sue opere, la mente vola e torniamo ai tempi del liceo, quando ci si rompeva il capo su filosofi come Schopenauer, per il quale la realtà diventa rappresentazione e perde gli esatti contorni tra sogno e mondo sensibile. Il fenomeno, il mondo che circonda tutti noi, sarebbe quindi solo parvenza, illusione, sogno.
Sembrano azzardati accostamenti, ma scorrendo velocemente questi antichi ricordi attorno ad alcune fra le più fervide menti della riflessione filosofica, ci viene naturale considerare questo artista come un continuatore artistico di teoriche scuole di pensiero che nei secoli, nei millenni hanno ragionato sul reale e sulla finzione, sul sogno desto e sul mondo oggettivo, che così solo appare ma forse non è...
Le spatolature, i colori grondanti e rappresi sulla tela, sparsi in pesanti e dense gocce, le lunghe striature che la attraversano, il tratto percettibilmente veloce, nervoso, la poca attenzione al particolarismo, trasformano ogni suo dipinto in un palcoscenico fantastico, giocato su luci e ombre, fugaci apparizioni, ectoplasmi nascosti fra le pieghe del colore. Dove, nella sua visione del mondo è la realtà e dove l’onirico? Guardando alcune sue opere, la mente vola e torniamo ai tempi del liceo, quando ci si rompeva il capo su filosofi come Schopenauer, per il quale la realtà diventa rappresentazione e perde gli esatti contorni tra sogno e mondo sensibile. Il fenomeno, il mondo che circonda tutti noi, sarebbe quindi solo parvenza, illusione, sogno.
Sembrano azzardati accostamenti, ma scorrendo velocemente questi antichi ricordi attorno ad alcune fra le più fervide menti della riflessione filosofica, ci viene naturale considerare questo artista come un continuatore artistico di teoriche scuole di pensiero che nei secoli, nei millenni hanno ragionato sul reale e sulla finzione, sul sogno desto e sul mondo oggettivo, che così solo appare ma forse non è...
(Ferruccio Capra Quarelli)
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