CIRO SPINAPOLICE
Dopo un periodo figurativo moderno (1986-1998) il suo lavoro si dirige verso una ricerca informale che diventa presto astratta.
Studia e si dedica a vari percorsi artistici (grafica, musica, fotografia), frequenta per tre anni la scuola di pittura di Sergio Manfredi e successivamente i corsi di figura e disegno condotti dal Maestro Pippo Ciarlo. Intanto frequenta l'Università Popolare, dove segue per due anni il corso di Storia dell'Arte del prof. Gian Giorgio Massara.
Dopo un periodo di ricerca e sperimentazioni artistiche, si iscrive alla scuola Ebdo dove perfeziona le varie tecniche della ceramica e della scultura.
Ha esposto in numerose mostre collettive e personali dal 1987 ad oggi. Ha partecipato inoltre a diversi concorsi ottenendo premi e riconoscimenti.
E stato promotore di iniziative artistiche, fra le quali:
2010 Mostra "Piemonte in Egitto", Damanhour, Kalubia (Egitto)
2011 Mostra di Pittura al palazzo Oddo (Albenga SV).
Di lui hanno scritto diversi critici (Ferruccio Capra Quarelli, Nello Fusaro, Alviero Bertocci, Aldo Spinardi, Katia Girini, Antonio Lo Campo, Paola Sifletto, Stefania Mondino), con recensioni apparse su giornali e qualificati libri d'arte (Comed Milano 1993 n. 20, Annuario l'Elite 1998, Mensile Italia Arte 2007, Guida all'investimento artistico Artitalia 2009).
Così, nei dipinti di Ciro Spinapolice, strutture ordinate e fattezze familiari si levano dalla tela, si appalesano, chiare e nitide, allo sguardo di chi si permette di vederle.
L’Ombra, come sosteneva lo psicanalista Carl Gustav Jung, simboleggia “l’altro lato nostro”, “il fratello oscuro” che è inseparabile da noi e fa parte della nostra totalità; l’Ombra è quindi parte integrante, e spesso da integrare, della personalità. Essa va guardata, riconosciuta, assimilata: quando luce e ombra si uniscono e sono integrate, la persona diviene davvero un individuo, ossia colui che non può essere diviso. Ciò rimanda al concetto di Natura Sacra o Sanità Splendente di alcune tradizioni buddhiste: è lo stato originario di chiarezza e spaziosità psichiche naturalmente presente in tutti gli esseri umani, il nucleo profondo di sé, oscurato e celato sotto molteplici sovrastrutture culturali, educative, esperienziali, che va ripulito per lasciarlo brillare. L'artista rende manifeste tutte queste sembianze dell’individuo, connettendosi al proprio inconscio, alla propria natura sacra, alla propria ombra.
E’ stimolante inoltrarsi in questa complessa ricerca e le sue visioni pittoriche aprono un varco, squarciano l’illusione, fanno accedere all’inconscio; esse fioriscono nell’emisfero destro del cervello, quello che presiede all’intuizione, alla creatività, alla metafora, al sogno.
Nella pittura di Spinapolice si percepisce proprio questa connessione alla parte più intima di sé: egli non decide che cosa rappresentare, spontaneamente accede alla sua vera essenza, dove è di casa la Verità e lo fa in maniera fluida, guidato da una forza invisibile e potente, le cui immagini ricadono sulla tela con naturalezza. Le sue opere lasciano cadere le categorie, le etichette, che tentano di costringere la realtà in qualcosa di definito, con caratteristiche specifiche e immutabili, per trasformare il tutto in qualcosa di vivo e in continuo movimento.
Guardando questi dipinti ci si sente attratti da qualcosa di misterioso. E’ come tuffarsi dentro il colore, dentro la materia, addentrarsi in una sostanza viva e vibrante. Si sprofonda nel blu come ci si immergerebbe negli abissi del mare. Si penetra nel rosso e ci si scioglie nel sangue delle vene. Rosso prevalente, rosso scuro, rosso sangue rappreso. Colate di rosso antico. Guerre nei secoli, l’antica lotta tra il bene e il male, tra il Lato Chiaro e il Lato Oscuro della Forza. Guerra tra la luce e l’ombra, tra gli opposti che non possono fare a meno l’uno dell’altro"
Le spatolature, i colori grondanti e rappresi sulla tela, sparsi in pesanti e dense gocce, le lunghe striature che la attraversano, il tratto percettibilmente veloce, nervoso, la poca attenzione al particolarismo, trasformano ogni suo dipinto in un palcoscenico fantastico, giocato su luci e ombre, fugaci apparizioni, ectoplasmi nascosti fra le pieghe del colore. Dove, nella sua visione del mondo è la realtà e dove l’onirico? Guardando alcune sue opere, la mente vola e torniamo ai tempi del liceo, quando ci si rompeva il capo su filosofi come Schopenauer, per il quale la realtà diventa rappresentazione e perde gli esatti contorni tra sogno e mondo sensibile. Il fenomeno, il mondo che circonda tutti noi, sarebbe quindi solo parvenza, illusione, sogno.
Sembrano azzardati accostamenti, ma scorrendo velocemente questi antichi ricordi attorno ad alcune fra le più fervide menti della riflessione filosofica, ci viene naturale considerare questo artista come un continuatore artistico di teoriche scuole di pensiero che nei secoli, nei millenni hanno ragionato sul reale e sulla finzione, sul sogno desto e sul mondo oggettivo, che così solo appare ma forse non è...
Ciro Spinapolice, oltre ad essere un grande artista - quel che si dice un artista puro e pieno di passione per l’arte in tutte le sue declinazioni - è anche un valente organizzatore di eventi culturali, una persona dal fare garbato e dai modi gentili.
Ciro è presente nel mondo dell’arte da più di 35 anni, ha coinvolto negli eventi artistici da lui organizzati centinaia di artisti predisponendo mostre personali e collettive, scambi culturali con altre realtà associative. La storica saletta d’arte “Lo Scarabocchio” che ha chiuso la sua sede in via Domodossola era nata dal suo amore e dalla sua passione per l’arte; possiamo perciò dire che non è un addio ma un arrivederci… l’associazione rimane viva nelcuore.
Come dicevo,Ciro è un artista puro, autentico, un artista a tutto tondo. Il suo inizio attraversa il periodo figurativo moderno (1986-1998) dopo di che il suo lavoro e il suo impegno artistico si orientano verso una ricerca informale che diventa astratta, a tratti materica. La sua è una natura sognatrice: Ciro elabora visioni, sogni, indaga nei meandri dell’animo umano, traducendo artisticamente la sua sensibilità in opere multiformi. Nelle tele le sue pennellate nascondono delle rivelazioni, ovvero che noi siamo luce e ombra, gioia e tristezza ma nello stesso tempo apparteniamo ad un mondo fatto di colori che trasmettono sensazioni intime, nascoste, finanche segrete. Le sue tele si caratterizzano, come abbiamo accennato, per essere plurimateriche quasi fossero impregnate di immagini relative ad una memoria ancestrale sentita come recondita e talvolta inspiegabile. Come alcuni impressionisti pone sulla tela i colori con pennellate cariche di pittura di tonalità cromatiche diverse, accostate l’una all’altra anche se la predilezione va al rosso,
Secondo la cromoterapia, il rosso è il colore della vita, è il colore del sangue che scorre nel nostro corpo, senza di esso non ci sarebbe vita. Il colore rosso trasmette energia, vitalità, entusiasmo, determinazione, spontaneità, volontà, coraggio e indipendenza, mentre il blu è il colore della freddezza, della calma, della profondità del mare, del silenzio, della pace, della lealtà e dell'equilibrio. È considerato anche simbolo di spiritualità, tranquillità,sensibilità e mistero. Possiamo dire che Ciro è umanamente e artisticamente tutto questo.
Nel corso della sua lunga vita, consacrata all’arte, si è dedicato a vari percorsi artistici tra cui la grafica, la musica, la fotografia. Innumerevoli sono le sue partecipazioni a mostre personali e collettive dove vengono esposte le sue opere che riceveranno importanti premi e riconoscimenti.
Lillo Baglio